Tuesday, 16 February 2016 17:51

Il miglior modo per imparare è viaggiare: la mia esperienza in Montenegro

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Bari, ore 22.00, sono sul traghetto per Bar ed è l’ora di partire. Un’altra nuova esperienza, un altro paese da visitare, altre persone da conoscere. Non so cosa mi aspetta ma ho delle buone sensazioni. Il traghetto parte, provo a dormire ma ci sono troppe onde. Neanche la mia compagna di avventure ci riesce ma dopo alcuni tentativi prendiamo sonno e ci risvegliamo a Bar, in Montenegro. 

Appena arrivate, una volta passati i controlli, ci viene a prendere un taxi che ci porta nell’albergo in cui alloggeremo per i prossimi 9 giorni del progetto. Da brave italiane siamo le ultime a essere approdate a Bar, quindi ci inseriamo in punta di piedi all’interno del gruppo e cerchiamo di integrarci il più possibile. La prima notte di socializzazione era già passata e noi ce l’eravamo persa ma con i primi energizers cominciamo a orientarci e a prendere confidenza. 17 paesi, 34 partecipanti, 34 nomi diversi, alcuni impronunciabili, “non li ricorderò mai tutti” penso.

Iniziano le prime attività e il sole caldo che ha caratterizzato SOLO le prime due giornate ci permette di uscire e iniziare a esplorare il territorio intorno a noi. Ci dividiamo in gruppi, tutti diversi, eterogenei, e finalmente inizio a integrarmi. Iniziano le prime serate interculturali. Ogni paese si presenta e offre del cibo tipico, tutto buonissimo. 4 serate interculturali: 4 serate di doppia cena, 5 kg in più da portare in Italia al ritorno. Cibo ottimo, dolci di rose e liquori di tutti i tipi: Rakija e Pindjur nel cuore! La maggior parte dei paesi fa parte dei Balcani: Serbia, Macedonia, Bosnia, Montenegro, Croazia, Albania, Kosovo, Grecia…è stato assurdo scoprire quanto siano simili a noi. Alcuni di loro parlano la stessa lingua e ogni tanto perdevo il nesso dei loro discorsi, ma grazie alla regola del “Bora Bora” (che consiste nel dirlo ogni volta che qualcuno non parlasse in inglese) io potevo di nuovo inserirmi nel discorso e capire cosa stessero dicendo. Il miglior modo per imparare la geografia è viaggiare. Ho imparato molte più cose in 9 giorni sulle capitali e sulle culture di questi 17 paesi che in tutta la mia vita studiando sui libri. 

Il lavoro del gruppo va avanti, iniziamo ad approfondire il tema della violenza di genere. Workshops, brainstorming sui termini “sesso” e “genere”, statistiche sulla violenza, confronto tra i vari paesi in merito alla legislazione, quiz e questionari, role plays… pregiudizi, stereotipi, emozioni. Iniziano i primi dibattiti e i primi scontri: “uomini e donne sono uguali?”, la risposta cambia da paese a paese e da persona a persona, soprattutto se queste persone sono di sesso diverso. “Cos’è il genere e come si costruisce?”, “E’ diverso dal sesso?”, “Come sono correlati tra loro?”, domande dalle risposte solo all’apparenza scontate. Il pregiudizio è sempre dietro l’angolo, soprattutto se si proviene da un determinato contesto culturale. E cosa fare quando ci si confronta con opinioni del tutto diverse dalla propria? Cosa fare quando sul tema della differenza di genere qualcuno sostiene che le donne debbano ancora essere relegate a una posizione sociale svantaggiata? Come rispondere senza sembrare aggressivi? Se qualcuno sa rispondere a queste domande mi contatti, perché io non sono riuscita a rispondere in maniera pacifica e pacata a un ragazzo turco che sosteneva che le donne dovessero stare in casa a svolgere i lavori domestici, che siano peggiori degli uomini alla guida e che le femministe siano persone aggressive. Sorry.

Tra le attività e le pause caffè, pranzo, cena, serate interculturali, passeggiate nel centro città, poche ore di sonno, birra e vino, riusciamo a socializzare tutti, nessun gruppetto, siamo tutti amici, non ci sono frontiere, né razzismi, né odio. Molti di loro non sono alla prima esperienza di training mentre per me è la prima e sono sicura che ce ne saranno tante altre. Abbiamo un giorno a diposizione per fare un giro nelle città turistiche del loco. Visitiamo Budva e Kosor e nonostante la pioggia è tutto magnifico.

Gli ultimi giorni sono volati e tra una festa a sorpresa per il compleanno di una partecipante, altre serate interculturali, musiche tradizionali, qualche birra nei pub di Bar, chiacchiere, amicizie e taaaaaaaaaaaanto inglese (quasi non sapevo più parlare italiano con la mia compagna di viaggio) siamo arrivati all’ultimo giorno. Saluti, ringraziamenti agli organizzatori e ai trainers per la loro bravura e professionalità nonché al personale della cucina per l’ottimo cibo. Due a due i partecipanti vanno via…taxi, treno, aereo, traghetto…promesse di rivedersi e addii per sempre. 9 giorni come in un reality, sempre insieme, intenso e unico. Da rifare, punto. Grazie SEYF per questa splendida opportunità.

 

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